548DAB Magie di Omnia: agosto 2009

martedì 25 agosto 2009

Scrivere è rileggere

Molti manuali e anche insegnati di scrittura consigliano di rileggere quello che si è appena scritto. L'ideale è farlo a un'altra persona, ad alta voce, dopo aver cambiato supporto (se si è scritto a mano, riscriverlo e leggerlo a video, se scritto a computer, stamparlo). Non sempre è attuabile questo metodo, per cui se non si ha un santo che ci ascolti, leggere ad alta voce davanti a uno specchio. Ma che succede quando, come nel mio caso, non amo la mia voce e neanche tanto vedermi riflesso? Semplice, Text-to-Speech.

Non so se qualcun altro usa questo metodo, io l'ho inventato un giorno, quasi per caso. Text-to-Speech della Loquendo è un programma di lettura automatico, con differenti voci, che però legge con intonazione (nei limiti di un programma elettronico). In alcuni punti sembra una vera voce.
Il vantaggio di questo programma è che ascoltando il tuo scritto con un'altra voce, ti sembra quasi di aver scritto cose serie. Scherzi a parte, sentire un intonazione neutra, ti accorgi subito delle ripetizioni fastidiose, delle virgole messe a caso e soprattutto degli errori invisibili come quelli di battitura o accenti mancanti, perchè il programmma legge "scrico" e non "scrivo" come magari, per abitudine, leggiamo noi.

Provate. E' anche divertente!



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giovedì 20 agosto 2009

Punti di Vista

Sulla scrittura e sui punti di vista, trovate molti contributi validissimi un po' ovunque, quindi non starò a fare la lezioncina, dico quello che ho maturato nelle varie letture di romanzi e manuali e quello che preferisco fare io. Semplice e diretto. Con un esempio chiaro e lucido. E attendo vostre delucidazioni o precisazioni in merito in merito



Colgo l'occasione di una interessante corrispondenza telematica con una ragazza molto talentuosa, che mi da la possibilità di analizzare criticamente le mie conoscenze in ambito di scrittura, per rielabolarle e spiegarle.
Trovo questo processo molto utile, un'autoanalisi costruttiva e formativa. Per questo vorrei riproporla.
L'oggetto della discussione è il salto di punto di vista all'interno dello stesso paragrafo.

Ecco quello che ne penso:

Di norma è meglio, nella stessa scena almeno, rimanere nello stesso punto di vista, si crea meno confusione. Il lettore non deve chiedersi "chi sta parlando ora?".
Però, ad esempio, Stephen King, cambia punto di vista nello stesso paragrafo e tanti altri lo fanno. Il segreto è sempre la chiarezza, si deve sempre capire chi sta pensando, lo stacco deve essere chiaro e soprattutto MOTIVATO. Mi spiego, se il protagonista prende il caffè al bar e poi non lascia la mancia, non ha senso inserire il pensiero della cameriera che pensa che lui è un pezzente, soprattutto se non la rivedremo mai questa cameriera e in particolar modo se capiamo che questa informazione è inutile ai fini della trama.

Se invece questa informazione è importante, si deve trovare un modo per farla saltar fuori senza cambiare il punto di vista. Spiego con un esempio, quello che ti ho detto:

Jack prese la tazzina traboccante di caffè nero e schiumoso. Senza zucchero, come piaceva a lui. Portò la tazzina alle labbra e si lasciò inebriare dal profumo corposo ma dal retrogusto amaro. Pensò che quel caffè era come la sua vita, colma, quasi traboccante, priva di dolcezza e densa ma amara ogni giorno di più. Bevve in un sorso unico, lasciò tintinnare la tazzina nel piattino e andò via stretto nelle spalle.
Niente mancia, che pezzente pensò tra sè la cameriera. Raccolse la tazzina e il piattino e li lanciò seccata nel lavello. Se continuava così, neanche quella settimana sarebbe potuta andare dall'estetista.
Intanto Jack aveva si era acceso una sigaretta e rimuginava sull'indagine. In bocca, il sapore del fumo si fuse con l'amaro del caffè e Jack potè dire che la giornata era finalmente inziata.



In questo modo si spezza l'azione con un pensiero che è inutile se la cameriera non è un personaggio importante. Se proprio vogliamo dire quelle cose, e sentiamo che sono importanrti ai fini della storia, possiamo scrivere così:

Jack prese la tazzina traboccante di caffè nero e schiumoso. Senza zucchero, come piaceva a lui. Portò la tazzina alle labbra e si lasciò inebriare dal profumo corposo ma dal retrogusto amaro. Pensò che quel caffè era come la sua vita, colma, quasi traboccante, priva di dolcezza e densa ma amara ogni giorno di più. Bevve in un sorso unico, lasciò tintinnare la tazzina nel piattino e andò via stretto nelle spalle.
Voltandosi, vide l'espressione delusa della cameriera. Notò che le sopracciglia cespugliose della ragazza chiedevano l'intervento di un'estetista. Forse avrebbe dovuto lasciare una mancia. Ma non era il momento di preoccuparsi dei peli superflui di una cameriera qualsiasi, Jack si accese una sigaretta e rimuginò sull'indagine. In bocca, il sapore del fumo si fuse con l'amaro del caffè e Jack potè dire che la giornata era finalmente inziata.


In questo modo non abbiamo mai cambiato il punto di vista e oltre ad aver detto le stesse cose, abbiamo anche rivelato l'animo un po' cinico del protagonista. A volte, doversi spremere per rispettare delle regole può essere un catalizzatore per produrre qualcosa di più soddisfacente di quello che avevamo pensato.

E con questo direi che non ho altro da dire in merito.



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sabato 15 agosto 2009

Polemica

Lo so che in genere sono abbastanza pacifico e diplomatico (guardate che vi vedo a voi che ridete laggiù) però oggi mi va di aprire una polemica, quella sull'originalità nel fantasy, in generale, non solo italiano. Premetto che io leggo molto più volentieri romanzi che appartengono al genere che scriverei, in particolar modo storie che non sanno di già sentito, anche se ormai è stato praticamente scritto di tutto. Sparo il nome della crociata inutile Basta Prescelti!


Direi che le idee hanno un andamento a spirale, partono in modo esplosivo, coinvolgono e riempiono una trama, poi via via, ogni volta che una trama riporta quell'idea c'è un involuzione, una ripetizione, ma si sale anche un gradino nel momento in cui si aggiunge qualcosa si nuovo e intrigante. Alla fine, spiraleggiando, si arriva all'acmè, al climax, l'idea raggiunge il suo punto di sublimazione massimo, quasi da sembrare nuova (ma non lo è) e poi tutte le volte che qualcuno la ritira fuori può aspirare a raggiungere lo stesso livello, ad avvicinarsi, ma mai a superarlo.

E' accaduto, ad esempio, per Romeo e Giulietta, la cui storia era ben nota molto prima di Shakespeare, e in forme diverse di drammaturgia, commedia, comico, fiabesco e via discorrendo. Ma solo Shakespeare ha saputo condire l'idea di elementi tragici così ricchi e profondi, mettere insieme una poeticità linguistica e drammatica, adattare un'ambientazione romantica all'idea, tanto da renderla universale, un archetipo, un classico.
Di rivisitazioni e di adattamenti ce ne sono stati a bizzeffe, ma Romeo e Giulietta resta un'opera unica e inimitabile.

Così anche nel fantasy. Il Prescelto, con tanto di passato oscuro, segno indelebile e missione da compiere per il riscatto o per vendetta, è un archetipo della semiotica generativa visto e rivisto. A mio inutile parere, la storia del prescelto ha raggiunto il suo apice con Harry Potter. Tutti ora conoscono il difficile percorso di un ragazzo che ha un destino (una profezia magari) che deve portare a termine pur non avendolo mai desiderato. Facciamo qualcosa di più? Di diverso? O la gente normale nel fantasy non ha spazio?

Il fantasy, il genere della fantasia per eccellenza, non può essere solo Prescelti! Ce ne sono centinaia in giro, altri ne verranno, eroi orfani col fardello degli avi al seguito che logorano l'intelligenza del lettore.
A me succede questo. Quando leggo di una storia con un Prescelto di questa categoria, mi scende il latte dagli occhi e la mia voglia di leggere cala vertiginosamente. Poco importa se la trama è avvincente e il cattivo carismatico, so che mi troverò a dovermi smanazzare uno sfigato che cercherà di dimostrare in tutti modi che può farcela.
Per cui ecco quello che farò: ogni storia che ha come plot quella del prescelto, mi troverà molto critico.

A mio modesto contributo, nelle Magie di Omnia non ci sono prescelti, però ci sono diversi richiami, primo fra tutti, credo Ende, con la sua Storia Infinita. Il richiamo sta nella struttura narrativa, non nella storia. Non c'è il viaggio dell'eroe e se c'è un Prescelto, di sicuro non è il classico sfigato, tutt'altro, è uno che si è prescelto da solo. Complicato eh? Un po' siamo tutti artefici del nostro destino, tranne i Prescelti. Poverini


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lunedì 10 agosto 2009

Rifiuti

La Via Libris è più spesso piena di buche, massi caduti, strapiombi e interruzioni per lavori in corso. Trovi colonnine d'emergenza, anche chioschetti con madonnine varie per pregare, a volte venditori ambulanti di entusiasmo che ti rifocillano. Spesso però le interruzioni ti piombano addosso, sono vere e proprie slavine, che ti seppelliscono e servono a farti desistere. Ma tu scavi, arranchi e riemergi, e ti lasci quella tomba alle spalle. Vai avanti e insisiti, pronto a risorgere anche dalla prossima slavina che ti piomberà in testa. Queste slavine, sulla Via Libris, altro non sono che le lettere di rifiuto.

Non voglio aprire una parentesi sulle lettere di rifiuto, è inutile e sono fin troppo dibattute in molti blog e forum. Probabilmente gli editor hanno motivo di mandarne e gli esordienti di riceverne. E qui mi fermo. Anche se vorrei dire qualcosa sulle lettere di rifiuto standard, ma mi fermo.

In questo post pubblico alcune delle lettere di rifiuto che io personalmente ho ricevuto, ho preso le più rappresentative. Alcune non le ho neanche conservate, altri rifiuti sono arrivati telefonicamente o via mail, altri ancora non sono neanche mai arrivati. Ma è così, arrivano, sappiatelo, vi buttano giù, sappiate anche questo, ma dovete sapere questo: di rifiuti ne potete ricevere anche 1000 o 20000 ma basta un , uno solo, quindi non smettete mai di sperarci, perchè alla fine arriva e vi farà guardare con tenerezza ai rifiuti, magari spingervi anche a pubblicarli su un blog.

Cominciamo con un rifiuto celebre:


Rifiuto standard. "Non appartiene alla nostra linea editoriale", fa chic e non impegna.



Altro rifiuto celebre. Divertente. Secondo me loro l'hanno letto davvero.



Beh... per San Paolo Edizioni io ero un eretico.



Anche loro l'hanno letto, secondo me.



Medaglia d'onore a Moby Dick che è manoscritta, non sono tanti che lo fanno.



Un capitolo a parte meritano le case editrici a pagamento. Capitolo che non aprirò, visto che se ne parla abbondantemente ovunque. Mio consiglio personale? Non pubblicate a pagamento, lo dico per la vostra autostima.




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lunedì 3 agosto 2009

Bozzetti

Stamattina risveglio importante. Ho ricevuto dall'editore il bozzetto della copertina. Senza svelare troppo (sono già stato richiamato per l'indovinello) l'illustrazione prevede la presenza massiccia di un personaggio in particolare. Le prime impressioni? 'Mazza se è figo.

Ok ho già svelato troppo. Cercherò di continuare a camminare sul filo del rasoio. L'illustratrice, Nell Fallcard, è bravissima, ma questo si sapeva. La cosa più sconvolgente è vedere una creazione che nasce da una tua idea e prende forma nella mente di qualcun altro. Quella stessa idea, magari molto precisa e delineata, assume una forma nuova nel bozzetto, al di sopra delle tue aspettative, con picchi di ingegno notevoli.

Da creativo, spesso mi rendo conto che è difficile mettere insieme tanti input e creare un qualcosa che soddisfi tutte le richieste o che, con la sua bellezza e originalità, superi la delusione per non aver soddisfatto alcune direttive. Beh Nell c'è riuscita. Ha creato un personaggio molto accattivante, con una presenza notevole, come Tom Hanks in Cast Away regge il peso di uno spazio che incombe ma che lui riesce a dominare e a saltarne fuori maestoso e fiero.

Fiero. Sì sono fiero che delle semplici parole possano aver fatto scaturire dalla mano e dalla mente di una ragazza così talentuosa una creazione così coinvolgente.
Brava Nell.

Le impressioni... beh... a caldo perplessità. Per alcune scelte, come di dicevo, diverse dalle direttive. Ma una creazione artistica non può essere vivisezionata, va guardata nel suo insieme, in quello che trasmette nel complesso. La prima impressione si può tradurre in maestoso e terribile. Allora è lui. E più lo guardo più mi affascina.
Allora sì, è proprio lui.
Visto, si stampi.


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