548DAB Magie di Omnia: Polemica

sabato 15 agosto 2009

Polemica

Lo so che in genere sono abbastanza pacifico e diplomatico (guardate che vi vedo a voi che ridete laggiù) però oggi mi va di aprire una polemica, quella sull'originalità nel fantasy, in generale, non solo italiano. Premetto che io leggo molto più volentieri romanzi che appartengono al genere che scriverei, in particolar modo storie che non sanno di già sentito, anche se ormai è stato praticamente scritto di tutto. Sparo il nome della crociata inutile Basta Prescelti!


Direi che le idee hanno un andamento a spirale, partono in modo esplosivo, coinvolgono e riempiono una trama, poi via via, ogni volta che una trama riporta quell'idea c'è un involuzione, una ripetizione, ma si sale anche un gradino nel momento in cui si aggiunge qualcosa si nuovo e intrigante. Alla fine, spiraleggiando, si arriva all'acmè, al climax, l'idea raggiunge il suo punto di sublimazione massimo, quasi da sembrare nuova (ma non lo è) e poi tutte le volte che qualcuno la ritira fuori può aspirare a raggiungere lo stesso livello, ad avvicinarsi, ma mai a superarlo.

E' accaduto, ad esempio, per Romeo e Giulietta, la cui storia era ben nota molto prima di Shakespeare, e in forme diverse di drammaturgia, commedia, comico, fiabesco e via discorrendo. Ma solo Shakespeare ha saputo condire l'idea di elementi tragici così ricchi e profondi, mettere insieme una poeticità linguistica e drammatica, adattare un'ambientazione romantica all'idea, tanto da renderla universale, un archetipo, un classico.
Di rivisitazioni e di adattamenti ce ne sono stati a bizzeffe, ma Romeo e Giulietta resta un'opera unica e inimitabile.

Così anche nel fantasy. Il Prescelto, con tanto di passato oscuro, segno indelebile e missione da compiere per il riscatto o per vendetta, è un archetipo della semiotica generativa visto e rivisto. A mio inutile parere, la storia del prescelto ha raggiunto il suo apice con Harry Potter. Tutti ora conoscono il difficile percorso di un ragazzo che ha un destino (una profezia magari) che deve portare a termine pur non avendolo mai desiderato. Facciamo qualcosa di più? Di diverso? O la gente normale nel fantasy non ha spazio?

Il fantasy, il genere della fantasia per eccellenza, non può essere solo Prescelti! Ce ne sono centinaia in giro, altri ne verranno, eroi orfani col fardello degli avi al seguito che logorano l'intelligenza del lettore.
A me succede questo. Quando leggo di una storia con un Prescelto di questa categoria, mi scende il latte dagli occhi e la mia voglia di leggere cala vertiginosamente. Poco importa se la trama è avvincente e il cattivo carismatico, so che mi troverò a dovermi smanazzare uno sfigato che cercherà di dimostrare in tutti modi che può farcela.
Per cui ecco quello che farò: ogni storia che ha come plot quella del prescelto, mi troverà molto critico.

A mio modesto contributo, nelle Magie di Omnia non ci sono prescelti, però ci sono diversi richiami, primo fra tutti, credo Ende, con la sua Storia Infinita. Il richiamo sta nella struttura narrativa, non nella storia. Non c'è il viaggio dell'eroe e se c'è un Prescelto, di sicuro non è il classico sfigato, tutt'altro, è uno che si è prescelto da solo. Complicato eh? Un po' siamo tutti artefici del nostro destino, tranne i Prescelti. Poverini


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2 Commenti:

Alle 17 agosto 2009 alle ore 09:04 , Blogger Daniel ha detto...

Quella in Harry Potter mi è sembrata una gran forzatura che mi ha lasciato l'amaro in bocca. Sin dai primi libri è sempre stato un ragazzo "paraculato", ma finché si trattava di semplice fama era tutto ok. Ha avuto fortuna, è sopravvissuto, posso accettare che sia famoso. Invece quando è comparso per la prima volta il termine "prescelto", nel sesto libro se non sbaglio, mi sono veramente cascate le braccia.
Tra il primo libro, uscito quando ero un bambino, e il sesto, ne ho avuto di tempo per conoscere qualche prescelto; dal Naruto della tv, al Neo del cinema (che poi secondo me, è lui il livello massimo del climax XD).
La stessa storia poi l'ho trovata nei libri di Cronache del Mondo Emerso. Premetto che nonostante io abbia letto tutti i libri della Troisi (eccetto i due "La Ragazza Drago" e i "Dannati di Malva") non sono un suo fan. Senza scendere nel merito degli errori, trovo lo svolgimento delle trame scontato, e abituato al fantasy di R.A. Salvatore non sopporto il modo in cui "evita" di descrivere i duelli. Sempre nella premessa, aggiungo comunque che non nutro nessun odio "gamberesco" nei confronti dell'autrice e infatti nulla mi ha impedito, come ho detto, di leggere tutti i suoi libri ambientati nel Mondo Emerso, come nulla mi impedirà di leggere quelli scritti in futuro.
Premesso ciò...
Quando ho letto per la prima volta volta "Nihal della Terra del Vento" e "La Missione di Sennar" sapevo che non sarebbero mai stati i miei libri preferiti (pensieri partoriti a metà lettura). Sapevo che non mi sarebbero neanche "piaciuti molto", o forse neanche piaciuti e basta, ma li ho letti lo stesso. Erano storie diverse da quelle che leggevo di solito e per spezzare un po' andavano più che bene. Ma quando alla fine de "La Missione di Sennar" lasciano intendere che "Il Talismano del Potere" sarà la solita ricerca delle "Dragon Balls" sparse per i più remoti angoli del mondo, e che Nihal è la sola che può intraprendere tale missione (oltre alla solita storia dell'amico che dirà "Non puoi farlo da solo! Io vengo con te!" - "Ma non capisci? Spetta a me!!!"), la mia prima reazione è stata:
"tutto qui?"
Due libri per scadere col terzo nella banalità più totale? Nihal è una prescelta, allora? Nel Mondo Emerso sarà anche qualcosa di straordinario, ma nel mio di lettore è qualcosa di già visto.

Il prescelto è sempre qualcuno di umile destinato a compiere cose straordinarie che normalmente non potrebbe fare. E se non basta il suo stato di prescelto ad aiutarlo, avrà sempre qualche amico molto più in gamba di lui, ma che per qualche motivo non potrà compiere la missione al posto suo e si limiterà a salvarlo quando la trama si infittisce e sembrerà non avere più vie d'uscita. È la solita solfa.
Ma magari molti pensano che creando un protagonista ben addestrato e che sa di potercela fare (e possibilmente, non strafigo <_< anche se è secondario) i libri durerebbero troppo poco :P

 
Alle 17 agosto 2009 alle ore 15:26 , Blogger cicobyo ha detto...

Come ho detto (e hai ribadito) il Prescelto è un archetipo abusato, e, se non mi intriga come lettore, quantomeno mi lascia alquanto indifferente.

Per quanto riguarda Licia Troisi, la mia ammirazione non è certo un segreto e ne vado fiero, perchè anche se le sue trame non sono originalissime, l'originalità è veicolata nel mezzo più potente (e più sottovalutato) di tutti: lo stile, genuino, privo di fermenti intellettualistici vivi, leggero e diretto ma mai scontato. E soprattutto personale.

Sai quanti romanzi "alla Tolkien" ho letto? Troppi. Non si scrive "alla maniera di", si scrive ispirandosi alle tematiche o ai personaggi, ma lo stile è come raccontiamo una storia e non si può imitare una cosa così personale come la propria voce interiore.

 

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