Il blocco dello scrittore

Ecco cosa ho tentato:
A) Ho iniziato rileggendo i capitoli che avevo scritto, per riaddentrarmi nella storia, riappropriarmi del mio mondo.
B) Ho provato a leggere quella che credevo fosse la cosa migliore che avevo scritto.
C) Ho scritto qualcosa di nuovo.
D) Ho fatto leggere a un programma di lettura i primi capitoli del romanzo, in modo da vedere se, ascoltando quello che avevo scritto con una voce diversa, mi si smuoveva qualcosa.
E) Ho provato a impormi di scrivere il nuovo capitolo del romanzo.
F) Ho scritto la biografia delle protagoniste e le ho intervistate.
G) Alla fine ho capito che qui in casa avevo troppe distrazioni, così mi sono isolato, scrivo in biblioteca, nel silenzio e nell'afa, vivendo su Omnia senza riserve.
Diciamo che un po' tutto ha funzionato, ma in particolar modo l'isolamento.
E' qui che ho notato il salto, da autore pieno di sogni, a mestierante. Perchè a livello di consapevolezza, questa è forse la più importante.
Non si nasce autori, si diventa, con la pratica, con l'impegno, approcciando il mestiere un po' per volta e tutti i suoi strumenti il prima possibile. Scrivere è un lavoro e il lavoro dello scrittore è estenuante come tutti gli altri. Ci sono scadenze, notti bianche, momenti snervanti e crisi emotive.
E' scrivere, è vivere.
E' magia.
Etichette: On Writing, Via Libris

3 Commenti:
E' brutto non saper cosa scrivere. A volte basta poco per ricominciare: una lettura, un paio di righe messe lì tanto per scrivere qualcosa o chissà cos'altro.
Già, Fabio, l'isolamento è fondamentale. Se non si è capaci di gestire "internet", ad esempio, che ti bombarda con le sue notizie in tempo reale, le email e le altre decine di cosette più o meno marginali per la vita di una persona, internet ti fagocita in un nanosecondo.
Questo è il motivo per cui mi sono imposto delle regolette, tempo fa, e più passa il tempo più mi rendo conto che servono, ma che devo inasprirle: più ci si isola, meglio è. Del resto, penso a quando cominciai: internet non esisteva, avevo soltanto me stesso per parlare di fantasy e di ciò che scrivevo e leggevo, eppure le cose andavano avanti spedite. Ora, invece, i troppi contatti finiscono per attrarmi e distrarmi.
Non è un caso sia diventato così lento: quando si vuol vivere tutto, si finisce col perdere di vista l'obiettivo della vita: prima fare, poi godersela. :)
Hai ragione Andrea, è devastante la capacità che ha Internet di fagocitarti, di catturare l'attenzione e consumare il tempo.
Sì, ho scoperto - tardi - l'isolamento ma alla fine ho trovato la chiave... e meno male.
Poi, Mirko, non sapere cosa scrivere è anche peggio! Ma per fortuna le idee non mi mancano, anzi... ne avessi avute meno, meno malsane, sarei giunto a maturazione prima.
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