548DAB Magie di Omnia: gennaio 2010

venerdì 29 gennaio 2010

La recensione

Inaspettata, sorprendente e obiettiva. La prima recensione ufficiale. E nientemeno che su "Fantasy Magazine". Che dire... oltre a un ben nutrito grazie?


questo il link:
Recensione "Le Magie di Omnia"

di seguito il quote:
Le magie di Omnia


Fabio Cicolani, Le magie di Omnia. Il Signore del Destino - FANTASY - La Corte Editore - Labyrinth - 2009 - pagine 200 - prezzo 14,90 euro - giudizio:
Se i cattivi delle nostre saghe preferite avessero potuto leggere in anticipo i libri in cui venivano sconfitti, sarebbero stati battuti lo stesso?
La domanda che sta alla base de Le Magie di Omnia di Fabio Cicolani ce la siamo fatta, alla fine, un po’ tutti. Ed è una questione innegabilmente intrigante, buona per dare il via alla storia verso la quale l’autore ci conduce in questo suo primo, originale, romanzo.


La narrazione si apre con la scelta di Brando Malvisi, ambiguo abitante di Poggio Moiano vent’anni nel futuro, di offrire al terribile Oscuromante Lupo Lycaon, proveniente da Omnia, la possibilità — o meglio l’occasione zero, come la definisce l’autore — di sfogliare le pagine del libro che descrive la sua sconfitta per mano di un nutrito gruppo di individui.
Innanzitutto due ragazzine terrestri, Bianca e Viola, da poco diventate sorellastre, che si troveranno unite forzatamente dal Destino, a dispetto della reciproca antipatia e incompatibilità, provate ormai da lunga data. Ad affiancarle e guidarle nella scoperta dei loro poteri saranno due gemelli omniani, Alfa e Omega. Già dai loro nomi è facile intuire quanto siano opposte anche le loro personalità: uno è quello “buono”, studioso, giudizioso; l’altro è il “cattivo”, negligente e impulsivo. Ben presto scopriranno quanto sia fondamentale la loro complementarietà per raggiungere i risultati sperati. Ultima, ma non per importanza, resta ancora da citare Anubi, la gatta bubastiana parlante e veggente, la cui saggezza supplirà in più occasioni all’inesperienza dei compagni.


L'intera trama ruota attorno alla possibilità di Lycaon di leggere in anteprima le mosse degli avversari sulle pagine del libro e di cercare in ogni modo di anticiparli e sconfiggerli, sguinzagliando contro la variegata compagnia un’infinità di mostri, più o meno familiari all'immaginario fantastico, ma tutti ottimamente caratterizzati. L’imprevedibilità e l'astuzia dei vari membri del gruppo cambierà in continuazione le trame della storia senza riuscire, in apparenza, a sconfiggere la forza che viene presentata come insondabile e che, alla fine, dall’alto li manovra tutti: il Destino.


Fin dalle prime pagine risulta interessante la caratterizzazione di Omnia, un mondo che si distingue per le sue mille sfaccettature. Tuttavia, sebbene l'autore cerchi spesso di ritagliarsi uno spazio dove spiegare con più precisione la storia, le regole, le diverse istituzioni e consuetudini di questa terra magica (a partire dall'Arcano, dai lemmi, dagli Alambicchi), purtroppo questi momenti rimangono troppo limitati e non riescono a fornire un’idea chiara d'insieme. Peccato.


I personaggi, dal canto loro, risultano alternativamente apprezzabili. Ben particolareggiato è sicuramente Lycaon, di cui viene narrata l’intera storia, focalizzando l’attenzione sui motivi che l’hanno spinto ad avvicinarsi alla fazione dei criminali. Diventare il “cattivo” gli è costato lunghe sofferenze, ma gli ha donato il potere di copiare la magia di chi gli sta attorno, rendendolo difficilmente vulnerabile. La capacità e l'intelligenza che lo contraddistinguono, però, si scontrano con la certezza schiacciante della sua fine, che lo spinge a ricorrere all'aiuto di una fitta schiera di mostri. Tutti, come ho già avuto modo di dire, emergono ben delineati, sia nell’aspetto che nei poteri magici.
I quattro ragazzini, invece, sono un po’ più ordinari, raggruppati nelle due coppie di contrari. Ma d’altra parte si sa: gli opposti si attraggono. E, in questo caso, si danno anche forza a vicenda.


Altra nota positiva è la simpatica creatività con cui l'autore ha “costruito” i nomi di tutto ciò che compone Omnia, contribuendo a creare un’atmosfera caratteristica, come anche la magistrale “lezione di pozioni”, che fa venir voglia di cercare gli inusitati ingredienti e mettersi subito all’opera, trasformando il volume in un inaspettato manuale.


A ogni modo il limite più evidente di questo romanzo è, senza alcun dubbio, la semplicità di risoluzione delle situazioni che, a ragione, apparivano insormontabili. Lycaon scaglia contro quattro bambini e un gatto i peggiori incubi che infestano Omnia e loro, quasi in modo del tutto naturale, riescono puntualmente, in poche righe, a salvarsi la pelle. Ci si sarebbe aspettati, invece, qualche sforzo intellettivo in più, o qualche soluzione più macchinosa, che reggesse il confronto con l’enormità del pericolo.


Nel complesso, comunque, questo primo libro di Fabio Cicolani ci introduce con spunti interessanti in un mondo magico dai tratti ancora inesplorati. Le potenzialità per superare gli errori a cui si è fatto cenno sembrano presenti, e testimonianza ne sono alcuni capitoli molto ben riusciti e la tanta, tanta fantasia. Senza contare che la trama lascia aperti molti spiragli per un buon seguito. D'altra parte, come dice l'autore, “certe storie quando finiscono, in realtà sono appena iniziate.”



Non ho molto da dire, sui punti a favore sono lusingato, le pecche, beh quelle ci stanno tutte, alcune sono scelte discutibili, ma pur sempre scelte.
Faccio tesoro dei consigli e spero di fare meglio alla prossima. Ancora Grazie.

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mercoledì 27 gennaio 2010

C'è chi dice NO

Questo davvero non vedevo l'ora di pubblicarlo. Il commento negativo. E viene da una persona, un mio carissimo amico, che stimo oltre l'immaginabile, la cui onestà intellettuale è molto più che indiscutibile. Il suo commento mi ha fatto riflettere, mi ha spiazzato e mi sono reso conto che lo stavo cercando. Disperatamente.

Non sono masochista, non è che vado alla ricerca di commenti negativi, ma amo riceverli, perchè amo mettermi in discussione. Il fatto è che in generale ho ricevuto critiche positive, il mio romanzo piace. Non senza riserve, ovvio, ma almeno intrattiene.

E io continuo a chiedermi. Ho sbagliato qualcosa sicuro, qualcosa di mastodontico, non posso aver scritto un bel romanzo. E' la prima cosa completa che scrivo! Quante cose ancora devo imparare? Milioni, spero.
Ma cosa mi è stato detto?

Non hai talento per scrivere.

Detto così è lacerante, tagliente come una lama affilata, una mannaia che cade sul collo dell'anatra starnazzante.
In realtà il commento era più complesso, ovvio.
Il sunto è che il mio talento sta nel costruire le scene, il mondo, in parte anche i personaggi. Le situazioni sono intriganti e il materiale molto creativo. Ma al passaggio su carta, la tecnica e lo stile risultano artritici. Non è favoloso?

Avere qualcosa su cui lavorare è rivivificante. Del resto, è il mio primo libro, la prima tiratura. Sarà zeppa di refusi, errori di editing, ripetizioni e frasi disarmoniche. Le pagine saranno a volte sconnesse stilisticamente, il grafico della brillantezza della scrittura avrà sali e scendi paurosi. Ci sto. E' il mio primo libro e non è il mio mestiere principale, penso che sia il minimo.
Aver scritto un libro noioso, mi avrebbe ferito a morte.

Del resto, se avessi avuto la vocazione, il tormento e l'estasi dello scrittore, sarei uno scrittore. Ma non lo sono.
Sono un umile mestierante della fantasia. Cerco con lo studio e la pratica di mettere su carta i miei deliri, affichè siano più comprensibili per tutti, il più possibile.

Ma ho ancora tanta strada da fare, tantissimo da imparare, notti bianche da passare con il cruccio della forma e della tecnica.
Grazie Simone.

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domenica 24 gennaio 2010

Tutti gli Anobii vengono al pettine


Speravo che qualcuno si prendesse il disturbo di scrivere qualcosa sul mio libro ed è successo, su Anobii. E quanto sono stato contento di leggerlo, non potete immaginarlo.

Sono solo due, ma sono preziosissimi. Ecco il primo:

Questo è Leo:

Bel romanzo nel complesso. Tanta fantasia, tanta magia, personaggi simpatici e una storia di base originale. Scrittura scorrevole, spesso divertente. Ci sono due "pecche", però, che a mio avviso rovinano un po' l'atmosfera. La prima è la rapidità con cui vengono spiegate la storia di Omnia e tutte le sue infinite e interessanti caratteristiche. La seconda è la semplicità con cui vengono risolte le situazioni che sembravano, a ragione, insormontabili (vedi le sconfitte dei numerosissimi mostri). Nell'insieme, tuttavia, emerge una storia intrigante che apre molte aspettative per un suo seguito, in cui l'autore possa rimediare agli "errori" di cui accennavo prima. Credo che le potenzialità per farlo ci siano eccome.


Mi sento in imbarazzo a rispondere, però qualcosa voglio dire. Grazie, prima di tutto, per l'apprezzamento. Secondo cosa, è vero, la storia di Omnia è liquidata con poche pagine. C'è un motivo: non a tutti piacciono i tomi che narrano le cronache di un mondo inesistente. A molti piace entrare subito nella storia, capire come funziona il mondo vivendolo e non leggendo un resoconto. In altre parole il prologo è un compromesso. E come tale lascia scontenti alcuni. E mi spiace, ovvio. Di cose da dire sulla storia di Omnia ne avrei, eccome se ne avrei! L'ho scritta, nel dossier. Gli scontri ideologici tra gli esodiani, le Ere omniane, la Grande Guerra, l'Istituzione della Gestione a Triade dei Basilei, la stesura dello Statuto Magico Supremo. Tante cose, che spero un giorno troveranno posto nei romanzi, ma che per ora rappresentano un background storico-culturale per i personaggi, a favore della loro veridicità.
Sul secondo appunto, è vero, alcuni scontri sono risolti in maniera semplice (non semplicistica) ma questo perchè sono dei ragazzini a risolverle e lo fanno con i mezzi che hanno e anche perchè, a volte, contro complicazioni insormontabili, la soluzione può essere elementare, rischiosa, appunto, impensabile.

Il secondo commento:

Carino, non male gli spunti che spero vengano meglio sviluppati nel sicuro seguito.Mancano delle spiegazioni importanti , dal mio punto di vista , per rendere ancora piu' avvincente la trama , ma tutto sommato non male come inizio per Fabio alias cicobyo!

Di nuovo grazie. Molte spiegazioni sono volutamente omesse, scelta ignobile e narcisistica, ma inevitabile per non annoiare il lettore, che stimo a tal punto che sono sicuro, con un po' di ragionamento e molta immaginazione, troverà le risposte anche nel libro che ha in mano. Indizi ce ne sono. Eccome se ce ne sono.

Per ora questi sono due commenti ufficiali. Apetto ancora un paio di recensioni, che non mancherò di pubblicare.Purtroppo la maggior parte dei commenti mi sono arrivati in forma privata e sarebbe una mancanza di rispetto pubblicarli. Per cui, se me ne verrà data l'autorizzazione, li renderò pubblici, ma in questo modo li snaturerei, perchè non sono stati scritti per tutti, erano resoconti diretti a me, e questo io lo rispetto.



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venerdì 22 gennaio 2010

Speciale. Come tutti.

Questo post puzza di già sentito. Sì, perché sto di nuovo per scusarmi della mia assenza. Ma non sapevo come giustificarmi stavolta, il fatto è che proprio non avevo voglia di scrivere qui, e questo sì che puzza di crisi.

Di cose da scrivere ne avrei, perché ne succedono di continuo. L'ultima, ieri sera, le lacrime di gioia di mia madre che al telefono mi diceva di non riuscire a mettere piede fuori di casa senza essere fermata per i complimenti e le congratulazioni per il mio libro. E per me questo è molto di più di quanto osassi sperare, da un senso a tutto. A Poggio Moiano il libro ha avuto un successo fuori dalle aspettative, a occhio e croce se ne sono vendute più copie che nel resto dell'Italia, per ora. Un fenomeno travolgente; il libraio del paese dice "mai venduti così tanti libri". Aggiungo, mai hanno letto così tanto fantasy (e vi assicuro che i primi capitoli omniani risultano indigesti a chi non bazzica i territori elastici della fantasia fuori dagli schemi).

Quindi, come potete immaginare, di cose ne succedono, presentazioni e laboratori, dei quali avrei anche materiale da postare, documenti, video, foto. Forse per la prima volta da quando ho aperto questo blog ho materiale tangibile per i post e non devo ripiegare su segnalazioni o recensioni.
Eppure lo trovo così inutile.

Chiedo immediatamente scusa. So che alcuni di voi, che hanno seguito le mie vicissitudini avrebbero piacere di vedere o leggere i resoconti di un romanzo la cui travagliata pubblicazione è finalmente giunta a compimento.

Il fatto è che nonostante le soddisfazioni innegabili, l'assaggio infinitesimale di fama, il riscatto, sono tutte cose che credevo di volere. Mi sono convinto di volerle durante le varie stesure e ricerche, ma ora che le ho, non sono a posto con me stesso. Perché? Perché la fama è un miraggio, da lontano sembra bellissima, un'oasi dalle mille meraviglie. Quando poi la raggiungi, ti accorgi che non è reale, che non puoi farci affidamento per capire chi sei. È benzina per l'ego, ma io e il mio ego non ci parliamo tanto perché lui mi fa sentire sempre inadeguato. In realtà è un consiglio che do a tutti: passateci meno tempo possibile con il vostro ego.

Ma sto divagando. Il concetto è sempre quello: perché scrivere? Perché io scrivo? Lo dissi in qualche post fa citando Jo di Piccole Donne: perché quello che scrivo verrà pubblicato e la gente lo leggerà, anche gente che non conosco. In altre parole scrivo per avvicinarmi alle persone, per essere capito attraverso un contatto più intimo di una carezza, e cioè l'emozione che susciti e che pizzica le corde dell'anima.

Il problema della fama è che distrugge tutto ciò. L'ammirazione allontana le persone, ti pone su un diverso livello rispetto a loro, a volte più alto, a volte più basso, ma pur sempre lontano. Io vorrei essere speciale come tutti. E so che lo siete.

Oggi, la presentazione più importante a livello di immagine, a Bologna, presso le librerie coop ambasciatori. La più intensa emotivamente era quella di Poggio Moiano. Ancora una volta starò lontano, rialzato, con gli occhi puntati addosso e le orecchie dei lettori spalancate. Lontano. E non a mio agio.

E la domanda allora è: perché non smetti se non sei a tuo agio? Perché devo. Ho il dovere morale di sostenere, anche con la mia discutibile faccia, il mio romanzo. Perché è la cosa giusta da fare, perché mi è costato tanta fatica a livello pratico ed emotivo.
E perché sono ottimista e spero sempre che ogni volta qualcuno mi ammiri di meno e mi capisca di più.

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